Pagina:Iliade (Monti).djvu/178

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v.46 libro settimo 167

Spingano anch’essi a cimentarsi in campo
Da solo a solo col troian guerriero.
   Disse, e Minerva acconsentía. Conobbe
De’ consultanti iddii tosto il disegno
Il Prïamide Eléno in suo pensiero,50
E ad Ettore venuto: Ettore, ei disse,
Pari a quello d’un nume è il tuo consiglio;
Ma udir vuoi tu del tuo fratello il senno?
Fa dall’armi cessar Teucri ed Achei,
E degli Achei tu sfida il più valente55
A singolar certame. Io ti fo certo
Che il tuo giorno fatal non giunse ancora;
Così mi dice degli Dei la voce.
   Esultò di letizia all’alto invito
Il valoroso: e presa per lo mezzo60
La sua gran lancia, e tra l’un campo e l’altro
Procedendo, fe’ alto alle troiane
Falangi; ed elle soffermârsi tutte.
Soffermârsi del pari al riverito
Cenno d’Atride i coturnati Achivi,65
E in forma d’avoltoi Minerva e Febo
Sull’alto faggio s’arrestâr di Giove,
Con diletto mirando de’ guerrieri
Quinci e quindi seder dense le file
D’elmi orrende e di scudi e d’aste erette.70
   Quale è l’orror che di Favonio il soffio
Nel suo primo spirar spande sul mare,
Che destato s’arruffa e l’onde imbruna;
Tale de’ Teucri e degli Achei nel vasto
Campo sedute comparían le file.75
Trasse Ettorre nel mezzo, e così disse:
   Udite, o Teucri, udite attenti, o Achivi,
Ciò che nel petto mi ragiona il core.
Ratificar non piacque all’alto Giove