Pagina:Iliade (Monti).djvu/188

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v.385 libro settimo 177

Del passato periglio alla cittade385
L’accompagnaro. Dall’opposta parte
Della palma superbo il lor campione
Guidâr gli Achivi al padiglion d’Atride,
Che per tutti onorar tosto al Tonante
Un bue quinquenne in sacrificio offerse.390
Lo scuoiâr, lo spaccâr, lo fêro in brani
Acconciamente, e negli spiedi infisso
L’abbrustolâr con molta cura, e tolto
Il tutto al foco, l’apprestâr sul desco,
E banchettando ne cibò ciascuno395
A pien talento. Ma l’immenso tergo
Del sacro bue donollo Agamennóne
D’onore in segno al vincitor guerriero.
   Del cibarsi e del ber spento il desío,
Il buon veglio Nestorre, di cui sempre400
Ottimo uscía l’avviso, in questo dire
Svolse il suo senno: Atride e duci achei,
Questo giorno fatal la vita estinse
Di molti prodi, del cui sangue rossa
Fe’ l’aspro Marte la scamandria riva,405
E all’Orco ne passâr l’ombre insepolte.
Al nuovo sole le nostr’armi adunque
Si restino tranquille, e noi sul campo
Convenendo, imporrem le salme esangui
Su le carrette, e muli oprando e buoi,410
Qui ne faremo il pio trasporto, e al rogo
Le darem lungi dalle navi alquanto,
Onde al nostro tornar nel patrio suolo
Le ceneri portarne ai mesti figli.
E dintorno alla pira una comune415
Tomba ergeremo, e di muraglia e d’alte
Torri, a difesa delle navi e nostra,
Con rapido lavor la cingeremo,

Iliade, Vol. I 12