Pagina:Iliade (Monti).djvu/213

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202 iliade v.555

Ali-dorata Dea, Vola, le disse,555
Iri veloce, le rivolgi indietro,
E lor divieta il venir oltre meco
Ad inegual cimento. Io lo protesto,
E il fatto seguirà le mie parole,
Io loro fiaccherò sotto la biga560
I corridori, e dall’infranto cocchio
Balzerò le superbe, e delle piaghe
Che loro impresse lascerà il mio telo,
Nè pur due lustri salderanno il solco.
Saprà Minerva allor qual sia stoltezza565
Il cimentarsi col suo padre in guerra.
Quanto a Giunon, m’è forza esser con ella
Meno irato: gli è questo il suo costume
Di sempre attraversarmi ogni disegno.
   Disse; ed Iri a portar l’alto messaggio570
Mosse veloce al par delle procelle;
Ed ascesa dall’Ida al grande Olimpo
Di molti gioghi altero, e su le soglie
Incontrate le Dee, sì le rattenne,
E lor di Giove le parole espose:575
   Dove correte? Che furore è questo?
Sostate il piè, chè il dar soccorso ai Greci
Nol vi consente Giove. Le minacce
Dell’alto figlio di Saturno udite,
Che fian messe ad effetto. Ei sotto il carro580
Storpieravvi i destrieri, e dall’infranto
Carro voi stesse balzerà, nè dieci
Anni le piaghe salderan che impresse
Lasceravvi il suo telo; e tu, Minerva,
Allor saprai qual sia demenza il farti585
Al tuo padre nemica. Nè con Giuno,
Sempre usata a turbargli ogni disegno,
Tanto s’adira, ei no, quanto con teco,