Pagina:Iliade (Monti).djvu/267

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256 iliade v.625

E d’un fischio fa cenno a Dïomede.625
Ma questi in mente discorrea più arditi
Fatti, e dubbiava se dar mano al cocchio
D’armi ingombro si debba, e pel timone
Trarlo; o se imposto alle gagliarde spalle
Via sel porti di peso; o se prosegua630
D’altri più Traci a consumar le vite.
In questo dubbio gli si fece appresso
Minerva, e disse: Al partir pensa, o figlio
Dell’invitto Tidéo, riedi alle navi,
Se tornarvi non vuoi cacciato in fuga,635
E che svegli i Troiani un Dio nemico.
   Udì l’eroe la Diva, e ratto ascese
Su l’uno de’ corsier, su l’altro Ulisse
Che via coll’arco li tempesta, e quelli
Alle navi volavano veloci.640
   Il signor del sonante arco d’argento
Stavasi Apollo alla vedetta, e vista
Seguir Minerva del Tidíde i passi,
Adirato alla Dea, mischiossi in mezzo
Alle turbe troiane, e Ipocoonte645
Svegliò, de’ Traci consigliero, e prode
Consobrino di Reso. Ed ei balzando
Dal sonno, e de’ cavalli abbandonato
Il quartiero mirando, e palpitanti
Nella morte i compagni, e lordo tutto650
Di sangue il loco, urlò di doglia, e forte
Chiamò per nome il suo diletto amico;
E un trambusto levossi e un alto grido
Degli accorrenti Troi, che l’arduo fatto
Dei due fuggenti contemplâr stupiti.655
   Giungean questi frattanto ove d’Ettorre
Avean l’incauto esploratore ucciso.
Qui ferma Ulisse de’ corsieri il volo: