Pagina:Iliade (Monti).djvu/386

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v.592 libro decimoquarto 53

Dell’occhio alla radice, e la pupilla
Schizzandone passar l’asta gli fece
Via per l’occhio alla nuca. Ilïonéo
Assiso cadde colle man distese:595
Ma stretta Peneléo l’acuta spada,
Gli recise le canne, e il mozzo capo,
Coll’elmo e l’asta ancor nell’occhio infissa,
Gli mandò nella polve. Indi l’alzando
Languente in cima alla picca e cadente600
Come lasso papavero, ai nemici
Lo mostra, e altero esclama: In nome mio
Dite, o Teucri, del chiaro Ilïonéo
Ai genitor, che per la casa innalzino
Il funebre ulular, da che nè pure605
Di Prómaco, figliuol d’Alegenorre,
La consorte potrà del caro aspetto
Del marito gioir quando da Troia
Farem ritorno alle paterne rive.
   Sì disse, e tutti impallidîr di tema,610
E col guardo ciascun giva cercando
Di salvarsi una via. Celesti Muse,
Or voi ne dite chi primier le spoglie
Cruente riportò, poi che agli Achivi
Fe’ piegar la vittoria il re Nettunno.615
Primiero Aiace Telamónio uccise
De’ forti Misii il duce Irzio Girtíde;
Antíloco spogliò Falce e Merméro:
Da Merïon fu spento Ippozïone
Con Mori: a Protoone e Perifete620
Teucro diè morte: Menelao nel ventre
Iperénore colse, e dalla piaga
Tutte ad un tempo uscîr le lacerate
Intestina e la vita. Altri più molti