Pagina:Iliade (Monti).djvu/394

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v.185 libro decimoquinto 61

E circonfusa intorno il coronava185
Un’odorosa nube. Essi del grande
Di nembi adunator giunti al cospetto,
Fermârsi: e satisfatto egli del pronto
Loro obbedir della consorte ai detti,
Ad Iri in prima il favellar rivolto,190
Va, disse, Iri veloce, e al re Nettunno
Nunzia verace il mio comando esponi.
Digli che il campo ei lasci e la battaglia,
E al ciel si torni o al mar. Se il cenno mio
Ribelle sprezzerà, pensi ben seco195
Se, benchè forte, s’avrà cor che basti
A sostener l’assalto mio: ricordi
Che primo io nacqui, e che di forza il vinco,
Quantunque egli osi a me vantarsi eguale,
A me che tutti fo tremar gli Dei.200
Obbedì la veloce Iri, e discese
Dalle montagne idée. Come sospinta
Da fiato d’aquilon serenatore
Dalle nubi talor vola la neve
O la gelida grandine: a tal guisa205
D’Ilio sui campi con rapido volo
Iri calossi, e al divo Enosigéo
Fattasi innanzi, così prese a dire:
Ceruleo Nume, messaggiera io vegno
Dell’Egíoco signore. Ei ti comanda210
D’abbandonar la pugna, e di far tosto
O agli alberghi celesti o al mar ritorno.
Se sprezzi il cenno, ed obbedir ricusi,
Minaccia di venirne egli medesmo
Teco a battaglia. Ti consiglia quindi215
D’evitar le sue mani; e ti ricorda
Ch’ei d’etade è maggiore e di fortezza,