Pagina:Iliade (Monti).djvu/469

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136 iliade v.421

Ettore, ei disse, e voi degli alleati
Capitani e de’ Teucri, oh qual vergogna
S’or per nostra viltà domi dal ferro
De’ bellicosi Achei risaliremo
D’Ilio le mura! Un Dio m’apparve, e disse425
Che l’arbitro dell’armi eterno Giove
Ne difende. Corriam dunque diritto
All’inimico, e almen non sia che il morto
Patroclo ei seco ne trasporti in pace.
   Al fin delle parole innanzi a tutta430
La prima fronte si sospinse, e stette.
Si conversero i Teucri, ed agli Achei
Mostrâr la faccia arditamente. Allora
Coll’asta Enea Leócrito figliuolo
D’Arisbante ferì, forte compagno435
Di Licomede che al caduto amico
Pietoso accorse, e fattosi vicino
Fermossi, e la fulgente asta vibrando
D’Ippaso il figlio Apisaon percosse
Nell’épate di sotto alla corata,440
E l’atterrò. Venuto era costui
Dalla fertil Peónia; ed era in guerra
Il più valente dopo Asteropéo.
   Sentì pietade del caduto il forte
Asterópeo; e di zuffa desïoso445
Si scagliò tra gli Achei. Ma degli scudi
E dell’aste protese ei non potea
Rompere il cerchio che Patróclo serra.
E Aiace intorno s’avvolgendo, a tutti
Molti dava comandi, e non patía450
Che alcun dal morto allontanasse il piede,
O fuor di fila ad azzuffarsi uscisse;
Ma fea precetto a ciaschedun di starsi
Saldi al suo fianco, e battagliar dappresso.