Pagina:Iliade (Monti).djvu/479

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146 iliade v.761

Dalla pugna cessar. Si volse in fuga
Guatandosi dintorno sbigottito
Il piagato guerrier, nè più sperava
Poter col telo nella destra infisso
Combattere co’ Troi. Mentre si scaglia765
Contra Leíto il feritor, gli spinge
Idomenéo dappresso alla mammella
Nell’usbergo la picca: ma si franse
Alla giuntura della ferrea punta
Il frassino, e n’urlâr di gioia i Teucri.770
Rispose al colpo Ettorre, e il Deucalíde
Stante sul carro saettò. D’un pelo
Lo fallì; ma Ceran, scudiero e auriga
Di Merïon, colpío. Venuto egli era
Dalla splendida Litto in compagnia775
Di Merïone che di questa guerra
Al cominciar, sue navi abbandonando,
Venne ad Ilio pedone, e di sua morte
Avría qui fatto glorïosi i Teucri,
Se co’ pronti destrieri in suo soccorso780
Non accorrea Cerano. Ei del suo duce
Campò la vita, ma la propria perse
Per le mani d’Ettór. L’asta al confine
Della gota lo giunse e dell’orecchia,
E conquassògli le mascelle, e mezza785
La lingua gli tagliò. Cadde dal carro
Quell’infelice: abbandonate al suolo
Si diffuser le briglie, che veloce
Curvo da terra Merïon raccolse,
E volto a Idomenéo: Sferza, gli grida,790
Sferza, amico, i cavalli, e al mar ti salva,
Chè per noi persa, il vedi, è la battaglia.
   Sì disse, e l’altro costernato ei pure
Verso le navi flagellò le groppe