Pagina:Iliade (Monti).djvu/559

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226 iliade v.423

Gli verserò, gli ammasserò, che l’ossa
Gli Achei raccorne non potran: cotanta
La belletta sarà che lo nasconda.425
Fia questo il suo sepolcro, onde non v’abbia
Mestier di fossa nell’esequie sue.
   Disse, ed alto insorgendo e d’atre spume
Ribollendo e di sangue e corpi estinti,
Con tempesta piombò sopra il Pelíde.430
E già la sollevata onda vermiglia
Occupava l’eroe, quando temendo
Che vorticoso nol rapisca il fiume,
Diè Giuno un alto grido, ed a Vulcano
Sorgi, disse, mio figlio; a te si spetta435
Pugnar col Xanto: non tardar, risveglia
Le tremende tue fiamme. Io di Ponente
E di Noto a destar dalla marina
Vo le gravi procelle, onde l’incendio
Per lor cresciuto i corpi involva e l’arme440
De’ Troiani, e le bruci. E tu del Xanto
Lungo il margo le piante incenerisci,
Fa che avvampi egli stesso; e non lasciarti
Nè per minacce nè per dolci preghi
Svolger dall’opra, nè allentar la forza445
S’io non ten porga con un grido il segno.
Frena allora gl’incendii e ti ritira.
   Ciò detto appena, un vasto foco accese
Vulcano, e lo scagliò. Si sparse quello
Prima pel campo, e i tanti, di che pieno450
Il Pelíde l’avea, morti combusse.
Si dileguâr le limpid’acque, e tutto
Seccossi il pian, qual suole in un istante
D’autunnale aquilon sciugarsi al soffio
L’orto irrigato di recente, e in core455
Ne gode il suo cultor. Seccato il campo,