Pagina:Iliade (Monti).djvu/560

Da Wikisource.
v.457 libro ventesimoprimo 227

E combusti i cadaveri, si volse
Contro il fiume la vampa. Ardean stridendo
I salci e gli olmi e i tamarigi, ardea
Il loto e l’alga ed il cipero in molta460
Copia cresciuti su la verde ripa.
Dal caldo spirto di Vulcano afflitti,
E qua e là per le belle onde dispersi
Guizzano i pesci. Il cupo fiume istesso
S’infoca, e in voce dolorosa esclama:465
Vulcano, al tuo poter nullo resiste
De’ numi: io cedo alle tue fiamme. Ah cessa
Dalla contesa: immantinente Achille
Scacci pur tutti di cittade i Teucri;
Di soccorsi e di risse a me che cale? -470
Così rïarso dalle fiamme ei parla.
   Come ferve a gran fuoco ampio lebéte
In cui di verro saginato il pingue
Lombo si frolla; alla sonora vampa
Crescon forza di sotto i crepitanti475
Virgulti, e l’onda d’ogni parte esulta:
Sì la bella del Xanto acqua infocata
Bolle, nè puote più fluir consunta
Ed impedita dalla forza infesta
Dell’ignifero Dio. Quindi a Giunone480
Quell’offeso pregò con questi accenti:
   Perchè prese il tuo figlio, augusta Giuno,
Su l’altre a tormentar la mia corrente?
Reo ti son forse più che gli altri tutti
Protettori de’ Troi? Pur se il comandi,485
Mi rimarrò, ma si rimanga anch’esso
Questo nemico, e non sarà, lo giuro,
Mai de’ Teucri per me conteso il fato,
No, s’anco tutta per la man dovesse
De’ forti Achivi andar Troia in faville.490