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188 ILIADE 430-459

440Ed ei, che se n’accorse, cosí prese a dire alle Dive:
«Era ed Atena, perché vi veggo sí piene di cruccio?
Pur, non vi siete stancate nel nobil cimento di guerra,
a sterminare i guerrieri di Troia, che tanto odïate!
Smuovermi poi, tale è la mia furia e le invitte mie mani,
445non lo potrebbero quanti Celesti ci sono in Olimpo:
e voi, tremito prima v’avrebbe pervase le membra,
prima che voi vedeste la guerra, e i suoi fieri cimenti.
Perché questo ora dico che allor si sarebbe compiuto:
dal folgore colpíte, piú voi non sareste tornate
450sul vostro carro qui, dove i Numi han dimora, in Olimpo».
     Cosí disse. E crucciate rimasero Atena con Era,
l’una vicina all’altra, pensando al malanno di Troia.
E l’Occhiazzurra muta restò, ché non disse parola,
sdegnata contro Giove, pervasa di bile selvaggia.
455Ma ben parlò Giunone, che in cuor non contenne la bile:
«Quali parole mai dici tu, potentissimo Giove?
Ben lo sappiamo anche noi, che poca non è la tua forza;
ma, tuttavia, pietà ci stringe dei Dànai guerrieri,
che vanno ora distrutti, compiendo il lor triste destino.
460Or, dalla guerra lungi, se tu lo comandi, restiamo;
ma diam qualche consiglio che possa giovare agli Argivi,
sicché, pel tuo furore, non debbano tutti morire».
     E a lei Giove cosí rispose, che i nugoli aduna:
«Doman, se tu lo brami, di Crono il possente figliuolo
465veder potrai, divina mia sposa dagli occhi rotondi,
le schiere degli Argivi colpír con piú duro sterminio:
ch’Ettore, il fiero campione, non desisterà dalla guerra,
prima che presso i legni si levi il Pelíde veloce,
quel dí che avvamperà vicino alle navi, la zuffa,