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138 ILIADE 679-708

dei tuoi compagni, tu vedessi di Nestore il figlio.
680E súbito lo scorse, che stava a sinistra del campo,
ed esortava i compagni, spingeva le genti alla pugna.
Il biondo Menelao vicino gli stette, e gli disse:
«Antíloco, progenie divina, vien qui, ché tu oda
una funesta sciagura — cosí, deh!, seguita non fosse! —
685Già da te stesso, credo, se guardi, potrai ben vedere
che rotolare il Nume sui Dànai fa la sciagura,
sui Teucri la vittoria; ma inoltre, il piú forte dei nostri,
Pàtroclo è spento, e di lui gran brama fra i Dànai rimane.
Presto, alle navi adesso tu corri, e l’annuncio ad Achille
690reca, se pure ei voglia qui correre, e salvo alle navi
recare il corpo ignudo: ché l’armi son d’Ettore preda».
     Disse. Ed Antíloco, udendo, fu còlto d’un brivido; e a lungo
restò, senza parola poter profferir. Di pianto
colmi gli furono gli occhi, la voce restò nella strozza.
695Ma non per questo pose l’invito in oblio dell’Atríde,
e ratto mosse, l’armi lasciando a Laòdoco, fido
compagno suo, che presso spingeva i veloci cavalli.
     Cosí, piangendo, a passi veloci lasciava la zuffa,
ché la novella triste recava ad Achille Pelíde.
700Né pur tu, Menelao, progenie dei Numi, volesti
restare ivi, a soccorso di quegli ambasciati compagni,
poscia che Antíloco fu partito, lasciando tra i Pilî
di sé gran brama. A questi lasciò Trasímede forte,
ed egli corse ancóra vicino al figliuol di Menezio,
705e qui stette, e parlò veloci parole agli Aiaci:
«Antíloco ho spedito, che presso le rapide navi
rechi la nuova ad Achille dai piedi veloci; né quegli
credo, verrà, per quanto contro Ettore avvampi di sdegno: