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186 ILIADE 20-49

20«Bene, o Posídone, in cuore m’hai letto perché v’ho raccolti:
presso alla fine sono, sebbene a me cari, i Troiani.
Ma ora voglio io qui rimanere nei gioghi d’Olimpo,
seduto, ch’io li vegga, che in cuore m’allegri; e voi tutti
movete pure, al piano scendete, fra Teucri ed Achivi,
25e questi o quelli, ognuno di voi, come vuole, soccorra.
Poiché, se Achille solo combatter dovrà coi Troiani,
neppur per un istante resister potranno al Pelíde.
Già per l’innanzi, al solo vederlo, tremavano tutti:
ora che tanto cruccio gli morde per Pàtroclo il cuore,
30temo che, pur contro il Fato, non debba espugnare la rocca»
     Disse il Croníde; e implacata la zuffa avvampò pei suoi detti.
Mossero a pugna i Numi che avevano brame diverse.
Era alle navi mosse d’Acaia, con Pàllade Atena,
seco Posídone mosse, che scuote la terra, ed Ermète,
35nume benigno, insigne per grande scaltrezza di mente.
Ed anche c’era Efèsto con essi, che forza spirava,
che zoppicava, e, via via, strascicava le gracili gambe.
Marte ai Troiani mosse, scotendo il grande elmo, e con lui
Febo dal crine intonso, Artèmide amica dei dardi,
40e Leto e Xanto; e v’era l’amica del riso Afrodite.
     Finché, dunque, in disparte rimaser dagli uomini i Numi,
rise la gloria agli Achivi, ché era fra loro comparso
il figlio di Pelèo, che da tanto mancava alla zuffa;
e gran tremore invase le membra a ciascun dei Troiani,
45per il terrore, come scopriron, lucente nell’armi,
Achille pie’ veloce, che Marte sembrava a vederlo.
Ma poi che fra le schiere mortali comparvero i Numi,
surse Contesa possente, che incíta le turbe; ed Atena
grida levava, or fuori del muro, lunghessa la fossa,