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190 ILIADE 140-169

140contro di loro; e ben presto, mi credo, lontano da noi
ritorneranno in Olimpo, fra i Numi che lí sono accolti,
quando le nostre mani domati li avranno per forza».
     Com’ebbe detto ciò, l’Iddio dalle cerule chiome
d’Ercole al muro eccelso guidò gl’Immortali. Costrutto
145avevano i Troiani quell’argine, e Pàllade Atena,
perché fosse ad Alcide riparo, se l’orrido mostro
su lui dal lido al piano piombasse, e dovesse fuggire.
Dunque, sedettero qui Posídone a gli altri Celesti,
d’impenetrabile nube velando le loro sembianze.
150E d’altra parte, gli altri sul ciglio sedean di Belpoggio
a te d’intorno, arciere di Delo, ed a Marte omicida
     Cosí, dunque, in disparte, assorti nei loro pensieri
sedeano i Numi; e dare principio alla guerra funesta,
pure indugiavano: Giove, dall’alto eccitava alla pugna.
155Ed ecco, la pianura fu piena, e fulgeva di bronzo,
d’uomini e di cavalli. Rombava ai lor passi la terra,
mentre moveano a schiera. Due uomini primi fra tutti
fra le due schiere incontro si venner, bramosi di pugna:
Enea, figlio d’Anchise, Achille progenie di Numi.
160Enea s’avventò primo, lanciando minacce, crollando
l’alto cimiero dell’elmo: lo scudo gagliardo teneva
dinanzi al petto, e andava scotendo la lancia di bronzo.
E gli si fece Achille di contro; e pareva un leone
sterminatore, quando le genti di tutto un paese
165gli dàn la caccia, e morto lo vogliono: ei prima procede
senza contarli; ma come qualcuno dei giovani prodi
l’ebbe colpito, in sé si raccoglie, le fauci spalanca,
schiuma fra i denti, il cuore gli freme nel valido petto,
e con la coda di qua di là fianchi e lombi si sferza,