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mettere quelli al riparo. Temuta non hai la vendetta:
20pure mi vendicherò di te, se mi bastan le forze».
     Detto cosí, s’avviò, gran gesta volgendo nel cuore,
verso la rocca; e pareva corsiere che, dopo il trionfo,
agile, il cocchio traendo, s’allunga sul piano a la corsa.
Simile a questo, spingea le ginocchia e i pie’ rapidi Achille.
25Priamo primo lo scorse: gli caddero gli occhi su lui,
che, via lanciandosi al piano, lucea tutto, simile all’astro
che sorge quando il grano matura, e fulgenti i suoi raggi
scintillan piú di tutte le stelle nel buio notturno,
e cane d’Orïone gli posero nome i mortali:
30è fulgidissimo, certo; ma pure è segnacol di pene,
e insopportabile adduce calura a le misere genti.
Cosí luceva il bronzo sul seno ad Achille accorrente.
Levò gemiti il vecchio, al cielo le mani protese,
e si percosse la testa, gridando con alto lamento,
35preci levando pel figlio. Ma questi, dinanzi alle mura
stava piantato: furore l’ardea di affrontarsi ad Achille.
     Priamo tese le mani, levò questi miseri detti:
«Ettore, figlio mio caro, non stare ad attender quell’uomo,
solo, dagli altri lontano, che presto al destin non soccomba,
40sotto le mani d’Achille prostrato: ché troppo è gagliardo,
quello spietato. Oh, se i Numi bramassero quello ch’io bramo!
Cani sbranarlo, avvoltoi dovrebbero spento e insepolto!
E allor l’acerbo cruccio m’andrebbe lontano dal cuore:
ch’egli m’ha reso privo di tanti miei bravi figliuoli,
45questi uccidendoli, quelli vendendoli in terre lontane.
Ed anche ora, due figli non giungo a veder, Licaóne
e Polidoro, che dentro la rocca di Troia sian giunti,
che generava a me Laotòe, mia legittima sposa.