Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/265

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anzi sembrava via via che dovesser balzare sul cocchio,
380e riscaldavan d’Eumèlo con l’alito gli omeri larghi,
poi che, correndo a volo, tenevan su lui le cervici.
E superato certo l’avrebbe, od almen pareggiato,
se non avesse Apollo rivolto il suo sdegno al Tidíde:
ché dalle mani giú gli scosse la lucida sferza.
385Lagrime caddero a lui lucenti dagli occhi, nell’ira,
allor ch’ei le giumente mirò sempre piú dilungarsi,
e i suoi cavalli privi di stimolo, andare sbandati.
Ma non rimase ad Atena nascosto l’inganno d’Apollo,
e si lanciò veloce vicino al figliuol di Tidèo,
390ed una sferza gli die’, vigore gl’infuse ai cavalli.
Dietro al figliuolo poi d’Admèto balzò furïosa,
e il giogo alle giumente sul collo spezzò: le giumente
sbandarono qua e là, cozzò contro il suolo il timone,
e ruzzolò dal carro, lunghessa una ruota, egli stesso,
395si lacerò tutte quante le gomita, il naso, la bocca,
la fronte si fendé sotto i cigli. Di lagrime gli occhi
furono colmi, in seno rimase la voce sonora.
E Dïomede, alquanto da lato sviando i cavalli,
di molto innanzi a tutti si fece: ché Atena, vigore
400nei suoi cavalli infuse, serbando per lui la vittoria.
     Era a lui dietro il figlio d’Atrèo, Menelao chioma bionda;
e Antiloco ai cavalli del padre un comando rivolse:
«Lanciatevi anche voi! Stendetevi rapidi al corso!
Io non vi dico già che voi gareggiar coi cavalli
405del figli di Tidèo guerriero dobbiate: ché Atena
infuse in quelli furia veloce, e per lui vuol la gloria.
Ma raggiungete i cavalli del figlio d’Atrèo, non vi fate
vincer da loro, no, ché non debba cospargervi d’onta