Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/288

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50-79 CANTO XXIV 285

50Ma questi, sempre al carro legato trascina il divino
Ettore, al carro stretto, di Pàtroclo intorno alla tomba;
e questo scempio, a lui non giova, né onore gli rende.
Badi che l’ira nostra su lui, benché prode, non piombi:
ché terra muta è quella ch’ei va furïoso oltraggiando».
     55Era crucciata rispose, la Diva dall’omero bianco:
«Certo diresti bene, signore dall’arco d’argento,
se ad Ettore e al Pelíde voi date il medesimo onore;
ma Ettore è mortale, succhiò d’una femmina il latte,
e Achille è d’una Dea figliuolo, ch’io stesso allevai,
60io nutricai, la diedi consorte ad un uomo mortale,
Pelèo, tanto ai Celesti diletto. E voi tutti alle nozze
foste presenti, o Numi. Tu pur banchettavi fra loro,
con la tua cetra, o tu amico dei tristi, o tu sempre malfido».
     E a lei di Crono il figlio, che i nugoli aduna, rispose:
65«Era, non ti crucciare cosí contro tutti i Celesti.
Uguale non sarà d’entrambi l’onore. Ma caro
Ettore anch’egli fu su tutti i Troiani ai Celesti,
caro a me fu; ché privo non mai mi lasciò dei miei doni:
mai vuota l’ara mia non restò della debita parte
70di libagioni e d’ostie: ché questo è l’onor che ci spetta.
Ora io consentirò che d’Ettore ardito la salma
venga sottratta ad Achille. Ma far non si può di nascosto,
ché presso notte e giorno sua madre a lui resta, e lo assiste.
Ma su, qualcun di voi dica a Teti che venga a me presso,
75perché da me riceva un saggio consiglio: che Achille
doni da Priamo accetti, disciolga dal carro il suo figlio».
     Cosí diceva. Ed Iri, la diva dal pie’ di procella,
corse a recare il messaggio. Tra Samo ed Imbro rocciosa,
giú negli abissi balzò del pelago, simile a un piombo