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306 ILIADE 680-709

680E a lui sul capo stette, cosí la parola gli volse:
«O vecchio, al tuo periglio non pensi, che ancora tu dormi
fra genti a te nemiche? Benigno fu adesso il Pelíde:
hai riscattato adesso, con molti tuoi doni, tuo figlio;
ma per aver te vivo, riscatto tre volte maggiore
685dare dovrebbero i tuoi figliuoli che vivono ancora,
se ti sapessero qui Agamènnone e tutti gli Achivi».
     Cosí diceva. E il vecchio destò, sbigottito, l’araldo.
Al giogo strinse Ermète le mule e i cavalli, e pel campo
velocemente egli stesso li spinse; né alcuno li vide.
690Ma quando al passo poi pervenner del rapido fiume,
del vorticoso Xanto, figliuolo di Giove, immortale,
Ermète si partí di qui verso i picchi d’Olimpo.
Sopra la terra tutta l’Aurora dal peplo di croco
già s’effondeva; ed essi spingean nella rocca i cavalli
695con gemiti, con pianto: la salma portavano i muli.
Né alcun altro li vide, né uomo né donna elegante;
ma solamente Cassandra, che bella era come Afrodite.
Pergamo ascesa, vide da lungi il suo padre diletto
venir sul cocchio, e seco l’araldo di voce possente,
700e vide Ettore sopra la bara, tirato dai muli.
E un ululo levò, mandò grido per tutta la rocca:
«Venite tutti voi, Troiani e Troiane, e vedete
Ettore! Un di’ vi piaceva vederlo tornar dalla pugna,
ch’era della città l’amore, e del popolo tutto!».
     705Cosí diceva. E niuno rimase, né uomo, né donna,
nella città; ché piombò su tutti dolore infinito;
e su la porta incontrarono il re che la salma recava.
Prima la sposa sua diletta e la nobile madre,
balzate sopra il carro, la salma diletta abbracciando,