Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/114

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104 Dio ne scampi

— «Taci là, tu. Vergogna! Appunto, perchè la legge vostra gli assicura l’impunità, doveva mostrarsi magnanimo. Ma no! cortese con l’uomo, il quale aveva forza e (credo) armi, è prepotente con la fiacca inerme! Vigliacco! E quell’altro, poi! abbandona la tapina, la quale il compiaceva di tutto e lo amava e perigliava la vita per lui! L’abbandona; e si pone in salvo; e la lascia uccidere. Vigliacchi l’uno e l’altro, vigliacchi entrambi. Ah! fossi ne’ panni di quella meschina, morrei meno della caduta, che della necessità di disprezzare chi avessi amato.» -

Una terza volta; pochi giorni dopo, Gabrio tornò alla carica, leggendo, ne’ Fatti varî di non so quale effemeride, l’aneddoto seguente: — «Vendetta di un marito. Un signore sorprese la moglie, in colloquio, troppo confidenziale, con un amico di casa. Non mostrò punta collera; solo, chiese all’amico: Quanto egli solesse dare alle donne di malaffare? Questi, dapprima, esclamò: Che domanda! Nè rispondeva. Ma, poi, (ripetendo il marito l’interrogazione; e con voce non iscevra da minaccia; e mostrando, che non gli permetterebbe di partire, senza aver data risposta) disse: Uno scudo. E l’altro: Uno scudo? Bene, bene, benissimo! Dunque, essendo stato con costei, che