Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/115

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dagli Orsenigo. 105

non val nulla meglio, le sborserà lo scudo. Io, marito e curatore legale degl’interessi suoi, ho l’obbligo di attendere alla riscossione di questo suo credito. Il giovane, aveva, quasi, voglia di ridere. Pure, insistendo l’offeso, con piglio severo, quantunque gli rincrescesse d’umiliar la donna, per uscir d’impiccio ed ottenere d’andarsene, mise, come piacque al marito, uno scudo nella mano di lei, che esso marito aveva afferrata e gli sporgeva e che richiuse, col suo pugno di ferro, sopra lo scudo. E sa, torni, pure, quando vuole! proseguiva il padron di casa, accompagnando l’ospite sino all’uscio. Tanto, conosce l’indirizzo ed il prezzo. Non faccia, a mògliema, il torto di cambiar bottega. A rivederla! Per uno scudo, la signora sarà sempre a’ suoi comandi. Veglierò io, perchè non trovi scuse. Ned altra vendetta tolse, poi, dell’oltraggio ricevuto, tranne questa: ogni volta, che gli accadeva di trattenersi nella stanza della moglie, quando e’ la lasciava, le consegnava uno scudo, dicendo: Questo è il mio debito, secondo la tua tariffa. La povera donna morì, di crepacuore, in capo a pochi mesi.» -

La Radegonda ascoltò, senza batter palpebra. Poi, sputò. Dopo breve pausa, parlò; e cominciò a dire: - «Mi farai il piacere, di non