Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/131

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dagli Orsenigo. 121

quella signora, tanto amata da lui e per la quale avrebbe, quindi, potuto, agevolmente, tradirsi. (Non sapeva, la sua mamma l’averla argomentata, da quel tal fazzoletto, con le iniziali della Consiglieressa.) Che, se, ora, in Milano avevano avvertita l’intimità con la Radegonda, doveva attribuirsi ed al paese più piccolo e vieppiù ficcanaso e pettegolo di Napoli ed alle imprudenze di madama. Non che provocar dissidî ed antipatie fra’ conjugi, egli tendeva ad instaurar la concordia e l’amenità, in tutte le famiglie, dove aveva secreti con la padrona di casa: sempre, inculcando, alle mogli, arrendevolezza a’ mariti, riguardi, affezione, quanto insomma un marito desiderar può, meno (s’intende) la fedeltà; e facendo, della buona condotta domestica, condizione sine qua non della durata della sua pratica. Non ammetteva, che l’amante mettesse su la donna o la spalleggiasse, nelle contese familiari; gnornò. Primo dovere dell’amico è di consigliar, bene, colei, che gli si commette; esercitando la tutela implicita, che ogni uomo, per dritto naturale, esercita sulla donna posseduta, nell’interesse di lei, per indirizzarla, saviamente, al bene. Ed ecco, ch’egli, ora, si trovava sopraffatto da questa ciandella! costretto non solo a figurarne per seduttore e rapitore, (mentre, invece, sedotto e rapito era lui!) anzi, pure, a