Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/133

Da Wikisource.

dagli Orsenigo. 123

scurare, puoi separartene giudiziariamente; ed, in faccia al pubblico, chi ha torto, è, quasi sempre, lei. Ma alla donna, che ti ha sacrifcato tutto, (siamo, sempre, lì!) infedeltà non lece farne; nè lece abbandonarla o trascurarla, senza taccia d’infamia, di mancanza di cuore, di iperfidia. Del resto, e quando lui Maurizio aveva pensato ad incaricarsi del mantenimento della Salmojraghi? od a legarsi, con lui, per la vita? e quando aveva detta una parola, che potesse interpretarsi, in questo senso? Mai! mai! mai. Scorgendola desiderosa di stringer seco relazione, quantunque la non ignorasse, aver egli il capo a tutt’altra; ebbene, egli non aveva creduto decoroso, conveniente (anche per la riputazione dell’assisa, che indossava) il farla da casto Giuseppe, il lasciarsi fuggire la buona occasione; tanto più che, avendo chiesta l’aspettativa ed il permesso di viaggiare all’estero, la sua stanza a Milano si sarebbe ridotta a poche settimane e tutto sarebbe finito lì. Ed, ora, addio Parigi, Brusselle, Berlino! Che gusto c’è, a girare, colle pastoje, colle balze? E che dispendio la femmina appresso. Non era cosa per la sua borsa! Ah, quando si mise in quell’impiccio, contava, che la fosse una faccenda en passant, non altro. Signornò, diventava affar serio ed eterno! Non aveva, neppure, la magra consolazione di potersi accusare da sè stesso, di