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192 | Dio ne scampi |
suna harta, nessuna traccia, nulla, che possa hompromettere. Impegno la mia parola d’onore da gentilomo, che nessuno saprà nulla. Ecco.» -
— «Chi è costui? Forse...» -
— «Nomi, ’un ne fo! Indovina, se poi; e tientela, per te, la notizia. Rispondimi, hon comodo. Pensaci, ti diho. Stasera, mi dirai, hos’hai risoluco. ’Ieni aippoliteama?» - E, finita la cerna e classificazion de’ biglietti, rimesso il portafogli, nella ladra, s’avviava, come per andarsene.
— «Prendi un vermutte?» -
Maurizio il trattenne. - «Tu l’hai accettata, questa missione?» -
— «Che hôi, Maurizio haro! Confesserò di aer bisogno, urgente bisogno, di quelle diecimila lire lì; ecco! E, non te l’aer per male, forse, a te, sarebbe d’incomodo ippagalle; io sarei, più sicuro...» -
— «La cambiale non è scaduta.» -
— «È, già, troppo, che l’abbia douco firmarsi.» -
— «Avrai voluto scherzare, spero, m’immagino?» -
— «Pigghiala home ’oi! Ma, se accetti, arò parlaco su isserio. Ecco!» -
— «Proprio, sul serio? Se accetto...» -
— «Affare honcruso. Risorviti e, poi, rispon-