Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/218

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208 Dio ne scampi

letto. Del resto, ciò, che più le tornò grave, fu il dovere informare la signora Chiarastella Della-Morte-Parascandolo della sventura sopraggiunta, del pericolo imminente di vita, in cui versava il figliuolo. Stracciò la minuta del telegramma d’urgenza e la ricominciò, da capo, ben dieci volte; ma era un debito e volle compierlo. Esitava, solo, per tema, che la Della-Morte, accorrendo da Napoli, non le togliesse il privilegio di assistere Maurizio suo. Quella madre infelice rispose, con un altro telegramma; e la replica telegrafica della Salmojraghi-Orsenigo la determinò, in fatti, a muover tosto, alla volta di Firenze, dove giunse il dopo-dimani della disarticolazione.

Ma Donna Chiarastella, la conosciamo. Non era una femminuccia pregiudicata, pettegola, spigolistra, una di quelle, che pretendono riformare il mondo e farlo camminare, a modo loro. Abbracciò la Radegonda; e le disse: «Saremo in due, a vegliarlo. Così, non rimarrà, mai, affidato a cure mercenarie; e non ci sarà pericolo, che le forze ci manchino, come accadrebbe, per fermo, ad una sola di noi.» - S’informò della causa del duello. La Salmojraghi l’espose, francamente, ma non senza secreta paura, che la Della-Morte-Parascandolo, vedendo, in essa e nella sua relazione col