Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/219

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dagli Orsenigo. 209

figliuolo, la cagione di tanto danno di lui, le diventasse contraria. Se non che la paura fu vana: - «Non poteva fare, altrimenti: ha ben fatto. Cara Signora, non vi affliggete. Dovreste affliggervi, s’egli fosse stato tale, da sopportare, tranquillamente, un’ingiuria, fatta, in fondo, più a lui, che a voi. Quel toscano, non sapendo chi voi foste, ingannato da falsi informi, non intendeva, propriamente, offender voi. Ed, avendo tanta poca stima del figliuolo mio, da crederlo capace di una turpitudine, o prima, o poi, l’avrebbe manifestata; e sarebbe avvenuto il medesimo, per diversa occasione. Peggio, poi, se la disistima, non manifestandosi, mai, non avesse, neppure, mai, potuto rintuzzarsi.» -

La Della-Morte-Parascandolo gradì l’ospitalità della Salmojraghi-Orsenigo; e ne fu biasimata, da molti. - «Donna senza morale! coabitare, con la druda del figliuolo!» - Lascio pensare, come sbuffasse e blaterasse il sor Gabrio, al risaperlo! come se la prendesse contro il cinismo e la depravazione meridionale, dalla quale, secondo lui, era esente ed immune, solo, la sola signora Ruglia-Scielzo. - «Eh, già! La madre è degna del figliuolo. Così si spiega!... Chi di gallina nasce convien, che ràzzoli.» -

— «Veramente» - lo interrompea l’Alme-