Eran covili di ferina torma, 35Metope ancor si nascondea sotterra,
E sovra Crati i piè stampavan orma.
Stava l’inferma diva in questa guerra,
Quando gridò con dolorosa fronte:
Partorisci tu pure, amica Terra,
40Agevolmente il puoi: l’arido monte
Con la verga percosse, e quel si aperse,
E spose immantinente un vivo fonte,
Di cui la madre il picciol nato asperse,
E il chiuse in fasce, e accomandollo a Neda,1 45Che i piedi alla Dittea grotta converse;
Più dell’altre nutrici antica Neda
Dopo Filira e Stige, e non è lieve
Mercè se il fiume è nominato Neda.
Il mare di Lepréo l’ampie riceve 50Schiere di questo rio, delle cui vene
Antique il germe Licaonio beve.
Era la fuga tua tra Gnosso e Tene,
Quando lasciasti ciò laonde voce
Tolgon di Onfalie le infraposte arene.2
↑[p. 86modifica]] Stige, Filira, e Neda erano le maggiori tra le innumerevoli figlie dell’Oceano. Il malaugurato destino escluse la prima dall’onore di partecipare all’educazione di Giove, ed esclusero la seconda gli amori di Saturno, che un tempo avevano fatta gelosa Rea.
↑[p. 86modifica]] In queste regioni cadde l’ombelico al pargoletto Giove; onde presero il nome di Onfalie, o sia ombelicali.