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Pagina:Inni di Callimaco.djvu/32

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E de’ cervi a cacciar buoni le torme,
     Di caprioli e d’istrici il covile,
     120E di fugaci damme a spiar l’orme.

Teco dei fidi cani ivan le file,
     Quando la riva del petroso Anauro
     Ti discovrì spettacolo gentile.

Erravan cerve dalle corna d’auro
     125Là dove di Parrasio il pian verdeggia,
     E maggiori a vederle eran d’un tauro;

Quando mirasti la ramosa greggia
     Dicesti in tuo secreto: o degne prede,
     Che dinanzi da me le prime io veggia;

130E tosto col poter dell’agil piede
     Quattro, senza allentar lasso o catena,
     Pigli, e soggioghi alla volubil sede;

Del fiume Celadonte oltre la vena
     Passò la quinta, e a’ Cerinei covigli
     135Quarta si riparò d’Alcide pena. 2

O dea di Tizio morte, armi e cintigli
     Porti indorati, e all’indorato temo
     Con indorato fren le cerve imbrigli;