Pagina:Invernizio - La trovatella di Milano, Barbini, Milano, 1889.djvu/15

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Poi cambiando vivamente discorso:

— Mi dispiace darvi incomodo — aggiunse — voi forse stavate per recarvi al riposo.

— È vero, ma se starò alzata un’ora di più, non ne soffrirò. Abito qui sopra: dalla retrobottega, posso salire in casa.

— State sola?

— Ho con me la mamma, ma ella, povera vecchia, va a letto presto.

— Non avete paura giovane e bella come siete rimanere senza alcuno, di notte, in negozio?

Maria alzò il bel capo con alterezza, schiuse le labbra al sorriso e fissando sul giovane uno sguardo calmo e sicuro, che annunziava la perfetta quiete della sua anima.

— Paura? — esclamò — E di chi? I ladri farebbero un magro bottino e in quanto a me, se qualcuno ardisse insultarmi, saprei difendermi.

Il suo viso, l’atteggiamento, esprimevano una tale energia, che lo sconosciuto la guardò con viva ammirazione.

— Sapete a cosa penso? — disse dopo un momento di espressivo silenzio, appoggiandosi con un gomito al banco, mentre la guantaia rimetteva in ordine alcune scatole negli scaffali.

— Che volete che sappia se non me lo dite. — rispose volgendosi a riguardarlo.

— Penso che si deve essere molto felici amati da voi.

Un vivace rossore salì alle guancie di Maria: ella alzò graziosamente le spalle.

— Io non amo alcuno. — disse.