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di sorpresa. In mezzo agli abiti, eravi un cofanetto tutto a dorature, che conteneva un magnifico finimento in perle ed un biglietto così concepito.
«Signorina — Non ricambierò mai abbastanza il servigio che mi rendeste; tuttavia serbate per mio ricordo il piccolo dono che vi mando e rivolgete qualche volta il pensiero a Gabriele Terzi, la maschera misteriosa, alla quale deste rifugio l’ultima notte di carnevale.»
— Gabriele Terzi — ripetè Annetta — allora quel portasigari non è suo, perchè non corrispondono le iniziali: basta, non mi soddisfa affatto il regalo dei gioielli, che intendi farne?
— Ciò che vorrai, mamma.
— Ebbene, siccome qualche cosa mi dice che quel signor Gabriele lo vedremo ancora, così ci penserò io a restituirglieli: deve essere un furbo colui, ma troverà pane per i suoi denti.
Maria non replicò: le faceva male udire sua madre parlare così. Non divideva quelle idee, perchè sentiva di amare il giovane di profonda ed irresistibile passione. E soffriva per timore di non rivederlo più e si faceva ogni giorno più pallida, destando nel cuore di Annetta un acuto dolore.
La popolana malediva fra sè il giovane venuto a turbare la pace della sua casa; ma trascorso quasi un mese e colui non essendo ricomparso, Annetta tornò affatto tranquilla, tanto più perchè Maria aveva ripresi i suoi bei colori, l’allegria di prima.
Povera donna! Se ella avesse seguiti i passi della