Pagina:Isabella Gabardi-Brocchi Considerazioni sui diritti delle donne.djvu/17

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emancipazione 23


Anch’egli piange morta la sua donna adorata, che dopo

La notte che seguì l’orribil caso.
. . . . . . . . .
Mosse ver Lui da mille altre corone.

ed a lungo ammaestrollo filosoficamente nei supremi segreti dalla vita futura, quindi gli andò dolcemente esplicando le ragioni per cui in quella passata, eragli stata severa e gli dice:

Io temprai la tua fiamma col mio viso,
Perchè a salvar te e me, null’altra via
Era, alla nostra giovanetta fama:
N’è per Forza però, Madre è men pia.

e in tal modo seguita come maestra di sublime morale a spiegarli le cause che la indussero a mostrarglisi irata:

Più di mille fiate ira dipinse
il volto mio, ch’amore ardeva il core
Ma voglia, in me, ragion giammai non vinse
. . . . . . e, (così conchiude), andai
Salvando la tua vita e il nostro onore.

Ecco come sublimissimi intelletti immortalarono, divinizzarono quasi le donne da loro amate! Non soddisfazione passeggera de’ sensi, non vanità, di