Pagina:Isabella Gabardi-Brocchi Considerazioni sui diritti delle donne.djvu/18

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24 emancipazione

nomea, di stirpe, di titolo!... Non lezie svenevoli, non leggiadrie manierate, non guardi procaci, non orgoglio, non libertà di contatto, nè abbandono di sacrificato pudore, nè inversione di scopo ed azione sociale legolli a quel laccio che non si franse neppure per morte.

Compresi di purissimo entusiasmo per esse (benchè non sapessero di latino nè di greco, nè di fisica, nè di chimica, nè di scenze sublimi, o legislazione, come oggidì si vorrebbe) le guardarono come tipo dell’ente femmineo che nella pratica della vita sociale deve compiere la sola e vera sua missione, cioè restringersi all’opera ed influenza. maternale; tanto è vero che la maternità fisica gli è di ostacolo continuo per impedirle di assumersi diversa missione ed incarico, entrando, come, le si inculca nel cerchio destinato alla rappresentanza ed alle funzioni proprie dell’uomo.

L’intelligenza è una gran salvaguardia per la donna. Non si può credere alla virtù della donna stupida, scimunita. Essa, sotto lo impero della passione può divenire funestamente terribile per sè e per altrui, poichè si lascia trascinare dalla impressione dei sensi, senza il giudizio che infrena. Essa avrà, dopo, le lacrime e il pentimento... Ma il pentimento, il rimpianto di colpe attuate sono le cosa più sterile del mondo.