Pagina:Isabella Gabardi-Brocchi Considerazioni sui diritti delle donne.djvu/21

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emancipazione 27


Non giudicessa, nè professante, nè dottora, nè eletta, nè elettrice, nè deputata! nè legislatrice, nè settaria!! Rimani quello che Dio vuole che tu sia! Sappi essere veramente moglie e madre, e allora sarai sovrana nelle domestiche mura, venerata nel mondo. Istruisciti, educati, proporzionatamente, senza esagerate aspirazioni, per potere quindi istruire ed educare i tuoi figli. Se non sei madre nè moglie, assumine le qualità per mezzo dell’azione caritatevole, che il Cristo ti ha insegnata ed attribuita, accettando egli l’elemosine e le cure delle donne di Gerusalemme, che lo seguivano come maestro della nuova legge. Fatti la madre del povero ed ignorante a cui additerai la buona via. Ammaestra e educa l’infanzia, specialmente la misera, l’orfana, l’abbandonata! Intesero anch’esse le vergini consacrate a Dio, questo scopo divino comandato alla donna, e se fra loro si chiamavano suore, dinanzi al povero ed al fanciullo si fecero sacre col nome di madri. Nessuno può sopra l‘infanzia quello che può volere ed ottenere la madre! Vi ha provvisto la natura, nello stesso modo che la provvide delle mammelle per nutrirla e sfamarla. — Fino agli otto anni, ella può bene, oltrechè educare, istruire. Dopo, deve continuare l’opera educativa, accompagnando i figli nella via della vita con l’esempio, il consiglio, il savio ammonimento.