Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/103

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Benevento non meno che in Roma riuscirono graditissimi al popolo. E anzi da una superstite iscrizione rilevasi che un magistrato augustale di Benevento — in quei tempi una delle prime dignità — ebbe in pregio di far prova di sè in quei ferali spettacoli per acquistar fama di prode nel suo nativo paese. L’iscrizione riportata da Giordano Nicastro, dal Manuzio, e dal Garrucci è la seguente:

p. veidivs. p. l. phi
locles. avgvstal. be-
neventi. gladiator. d
hoc. monvmentvm.
se-
pull.causa.sibi.et.suis
facivmdvm.cvr
p. veidio. p. l. philo
damo. fratri. et. va
riae. primae. vxori
et. p. veidio. p. l.
philotimo fratri. et
veidiae. p. l. matri.

Alcuni moderni eruditi, tra i quali l’archeologo Garrucci e l’ingegnere Meomartini, credettero invece che il grandioso e storico edilizio che anche oggi attira pe’ suoi avanzi la curiosità e l’attenzione di tutti gli studiosi delle cose patrie sia stato un teatro, anzichè un anfiteatro, e lo argomentano dalla sua forma che ritengono all’intutto simile a quella degli antichi teatri romani. Egli è vero che essi presero a combattere l’antichissima tradizione che da molti secoli ci tramandava l’esistenza in Benevento di uno dei più celebri anfiteatri dell’antichità, senza che si fosse mai levata la pianta dell’edifizio, per conseguirne la certezza; ma non è guari l’ingegnere Meomartini, dopo di aver fatto eseguire alcuni scavi intorno al celebre edilìzio, ce ne presentò la pianta in una elegante incisione, con cui, egli scrive, fece pago il desiderio da me espresso nella prima edizione di quest’opera, e spiegò nel