Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/174

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tranquillamente dormire con la sicurezza di fausto successo. Di questo Dio Benevento fa menzione un’iscrizione che mezzo guasta si vede in un arco del Ponte di Calore. E rovinata poi, come a suo luogo è detto, l’antichissima città denominata Sannio, e riedificata col nome di Meletia da Diomede re d’Etolia, non tolse questi il culto di tal nome, essendoché stimò che più fausta sorte avesse lui ottenuto degli altri capitani greci che espugnarono Troia, per aver superati tanti pericoli per mare e per terra, e ritrovato luoghi felici da signoreggiare.»



Del cinghiale ritenuto per l’antico stemma di Benevento


Che cosa intendessero gli antichi per Lare o Termine si comprende dalla scrofa, scolpita in diversi bassorilievi, poiché nelle feste terminali s‘ immolava la Porca, e cadevano queste feste nel giorno ventuno del mese di febbraio; come scrive Ovidio nel 2° dei Fasti;

«Spargitur et caesa comunis Terminus agna,
Nec queritur, lactens cum sibi porca datur.

Tibullo nel 4° libro all’Elegia X così si esprime:

«Sed patrii servate lares, aluistis, et iidem
Cursarem vestros cum tener ante pedes.
Atque aliquis voti compos liba ipse ferebat
Postque comes purum fìlia parva favum,
At nobis aerata lares depellite tela,
Hostiaque e plena mystica porcus hara.

Infine Orazio (Epod. II.) scriveva:

«Vel agna festis coesa Terminalibus:
Vel haedus ereptus lupo.

Da ciò si desume che allorquando venia fatto agli antichi di veder pago qualche lor desiderio immolavano la Porca o Lare, e nell’ultimo verso dell’addotta iscrizione si scorge V. S. il che significa voto suscepto, ovvero per conseguire di rimanere illesi dalle armi nemiche, essendoché nell’addotta iscrizione si legge Herculi Servatori, o per rinvenire dei tesori, o perchè fecero stima che Ercole avesse