Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/179

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per lo meno assai probabile che nell’anno 571 ebbe cominciamento il celebre e potentissimo ducato di Benevento.

Dei costumi poi, delle usanze e delle leggi dei longobardi, senza ripetere ciò che si legge in tanti autori, mi limiterò unicamente ad esporre quella parte che giudico indispensabile a ben vagliare i fatti che si compirono in Benevento durante il lungo periodo della Signoria longobarda.

I longobardi, nativi della Scandinavia, e in origine denominati Vinnuli, nome che mutarono appena posero stanza in Germania, parvero singolari tra gli altri popoli confinanti, per l’usanza di non tosare le chiome e per le lunghe barbe, donde prese origine il nome di longobardi. Essi ebbero fama di strenui guerrieri dai più antichi tempi poiché, quantunque pochi di numero, serbarono sempre inviolata la libertà tra gli altri popoli germani. E, allorché volse in basso la fortuna dell’impero romano, furono reputati i più prodi uomini di guerra che fossero al mondo, e anteposti ai medesimi Goti. Essi usavano in guerra la spada, l’arco e la lancia, e nel maneggio di questa anzitutto aveano singolare perizia e maestria.

Per ciò che concerne la lingua, i longobardi adoperarono lungamente in Italia il loro nativo idioma, finché non gli sostituirono la lingua latina che era parlata, benché corrottamente, da tutti i popoli indigeni dell’Italia. I longobardi avanzarono ogni altro popolo nella gelosia per le donne, ed ebbero in sommo pregio la loro onestà.

L’idea della vendetta assumeva per essi un carattere sacro, e si trasmetteva dai padri ai figli per più generazioni, come ai nostri giorni si avvera nei popoli slavi; e si reputava infame chi, potendo, non si curasse di trarre vendetta di qualsiasi ingiusta offesa. Nelle cause criminali adottarono l’usanza dei così detti Giudizii di Dio, i quali per le persone civili consistevano nei duelli, la cui origine è a riferirsi appunto ai longobardi, e per il volgo nel trapassare illeso sui roghi ardenti, o nel tuffare il braccio nelh acqua bollente, poiché ritenevano nella loro superstizione che la divinità, mediante un prodigio, solesse appalesare in tali