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scovado un uomo ostile al cattolicismo. Grimoaldo allora, togliendo ad esempio i greci imperadori, che intesero ad usurpare il dritto di eleggere il pontefice, promulgò una legge con la quale vietava ai sudditi di riconoscere i vescovi eletti in Benevento, se non fossero stati confermati dal duca; ma non ostante una tal legge e le arti usate dai duca per riuscire nel suo intento, fu eletto a vescovo — prevalendo nella elezione la parte cattolica — un sacerdote fornito di non comune dottrina, e d’intemerati costumi, a nome Barbato, quello stesso che poco dopo la morte fu noverato tra i santi. (Nicastro). Ma ciò è contraddetto da molti autorevoli scrittori, e anzi dalla stessa cronaca di S. Barbato in cui si legge che questi fu eletto vescovo, senza lotta di partiti, tra il 663 e il 664.
Dopo la morte di Rotari, accaduta nel 651, le dissenzioni suscitatesi nella reale famiglia offrirono al duca Grimoaldo il destro di ascendere al soglio longobardo. Ucciso Rodoaldo unico figlio del re Rotari, Ariperto suo successore, venuto a morte nel 661, divise il regno tra i due suoi figli Bertarido e Gundeberto, il primo dei quali avea sede in Milano e l’altro in Pavia. Ma, com’era da prevedere, non andò molto che i due fratelli vennero tra loro a manifesta contesa, e Gundeberto, credendo lodevole ogni mezzo per sopraffare il fratello, spedì al potente Grimoaldo di Benevento il duca Garibaldo di Torino, al quale commise d’indurre Grimoaldo a secondare le sue mire contro Bertarido, promettendogli, in premio della sua cooperazione in tale impresa, la mano dell’unica figlia del re Ariperto a nome Ermentrude. Grimoaldo tenne l’invito, ma coll’idea di togliere per se il regno, e si stima da molti che a ciò l’indusse perfidamente lo stesso ambasciadore. Egli lasciò al governo di Benevento il suo figlio Romoaldo, natogli dalla sua prima moglie Itta, giovane latina di nobili natali, ma che essendo caduta in servitù, fu da lui stesso dichiarata libera e fatta sua sposa. Indi nel 662 col fiore della sua armata mosse Grimoaldo verso Pavia, e nell’Emilia gli si aggiunse il conte Trasimondo di Capua con molte schiere che avea assoldate in diverse contrade.