Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/216

Da Wikisource.

— 207 —

prese poi grande cura della famiglia di lui, e fu liberale di grandi doni all’unica sua figlia.

L’imperadore Costante, vedendosi deluso nelle sue speranze, levò subito l’assedio, e un tal fatto dagli scrittori ecclesiastici è attribuito quasi esclusivamente ai pretesi miracoli operati da S. Barbato vescovo di Benevento.

Intanto i greci con molta celerità avanzavano verso Napoli, non senza essere inseguiti da presso dall’armata di Grimoaldo, il cui antiguardo, guidato dal conte Mittola di Capua, sopraggiunse l’esercito nemico in un arduo passo del fiume Calore, e, investitolo gagliardamente, lo mise interamente in rotta con moltissima strage, cosicché quel luogo, a detta di Paolo Diacono, fu per lungo tempo denominato battaglia per la ricordanza d’una sì celebrata vittoria. Il successo di questo combattimento convertì quasi in fuga la ritirata dei greci, che ebbero a sopportare gravissimi danni dai longobardi. Grimoaldo entrò poco dopo in Benevento, e fu accolto con indicibile gioia dai cittadini, che lo tennero in conto di lor salvatore. E il re dal canto suo non si ritenne di encomiare il valore e la costanza dei cittadini, che esposero la vita nei più dubbii cimenti per la libertà della patria.

Da Napoli l’imperadore passò a Roma, lasciando il prode Sabarro, che alcuni scrittori ritengono essere stato di Roma e altri napoletano, con ventimila soldati a guardia del passo ove sorge ora Mola di Gaeta, con ordine di tenere a freno i nemici, essendoché costui erasi dato vanto di potere con un piccolo stuolo de’ suoi valorosi riportare una compiuta vittoria sui longobardi, ed espugnare Benevento. Ma Romoaldo uscito incontro a Sabarro lo sconfisse presso l’odierna Mola di Gaeta, e, menata grande strage dei suoi, lo rimandò umiliato all’imperadore, e fu in tale occasione che si vide un robusto beneventano infilzare coll’asta un greco, levandolo in alto a guisa di stendardo, e poi scaraventarlo tra i suoi.

Romoaldo, reduce da una tale spedizione, rientrò in Benevento per la porta detta del Calore, la quale pel ricor-