Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/226

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lo travagliava, una notte simulò un sonno profondo, durante 11 quale si avvide che la moglie, dopo di essersi tutta denudata, si unse il corpo con un certo unguento misterioso da lei gelosamente custodito. E, ciò eseguito, le sparì dinanzi in meno che si forma un detto. Egli nel dì seguente la picchiò ben bene, per guisa che la strega, a rimuovere l’impedimento del marito, s’indusse a metterlo a parte dei suoi segreti, promettendogli tra pochi giorni di recarlo seco ad una di quelle adunanze, ed ebbe per questo il consenso del suo martinetto. Nel giorno prefisso eglino eran parati ed attendeano il segnale. A mezzanotte difatti odono picchiare ai vetri della finestra. La strega l’apre, e si mostra un grosso caprone che volava per l’aria, ed ella salitogli in groppa, seguita dal suo marito, è in meno di un’ora menata al consueto luogo del convegno. Quivi è imbandita una tavola sontuosa, e tutti siedono a mensa. Il servizio è ricchissimo, le vivande svariate, ma il nuovo venuto, appena le ebbe assaporate, le trovò insipide, e perciò si fece ripetutamente a chiedere del sale, che fu presentato assai tardi. Il mal capitato allora, vedendo dopo tante istanze apparire il sale, proruppe in queste parole: Sia benedetto Iddio che alla fine pur venne il sale. Ma appena furono esse proferite, disparve magicamente il convito e ogni altra cosa, e il pover uomo si trovò solo in aperta campagna, nudo affatto, in una fredda notte invernale. Egli, appena spuntò l’alba, chiese ad un guardiano di armenti il nome del paese, e gli fu detto di trovarsi nel territorio di Benevento, lontano ben cento miglia dal suo paese nativo. Lo sventurato si vide astretto a farvi ritorno con indicibili disagi, ove giunto trasse diviato dal giudice, che teneva giustizia in quel comune, ad accusare la moglie che, stretta dall’interrogatorio, non seppe mettersi al niego sull’accaduto. (Pietro Grilland).

Nè meno singolare è il racconto di un gobbo denominato Lamberto, addetto ai mestiere di cuoiaio, e nativo del comune di Altavilla in provincia di Avellino, che riporterò, avvalendomi sotto sopra delle stesse parole di uno scrittore quasi mio contemporaneo. Erasi costui, perchè povero nella