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pubblicani francesi insieme ad altri oggetti preziosi nel 19 giugno 1879. E anche ora i nostri preti mostrano ai forestieri, che traggono a visitare gli avanzi del tesoro della metropolitana, una sedia di ferro che si conserva nel nostro palagio arcivescovile, e che per antichissima tradizione si stima essere appartenuta al celebre S. Barbato1.


CAPITOLO V.


Romoaldo cessò di vivere nell’anno 678, dopo di aver governato la duchea per anni sedici, e lasciò tre figli Grimoaldo, Gisulfo ed Arechi. Il primo nato tolse a moglie Vigilanda figlia del re Bertarido da cui ebbe un figlio, al quale pose nome Romoaldo, e tenne con molta gloria lo Stato nei tre anni del suo governo, (687-689). Egli come era affatto simile al padre nell’aspetto, così lo uguagliava nel valore e negli altri pregi dell’animo, per modo che in quel triennnio lo Stato toccò l’apogeo della sua prosperità e grandezza, per essersi alle terre del ducato aggiunta l’intera Puglia, che era in quel tempo lo Stato più esteso del mezzodì d’Italia, e certamente maggiori cose avrebbe operato se più a lungo gli fosse durata la vita. E si ritenne pure che sotto il suo governo i longobardi si fossero del tutto fusi coi nazionali da non potersi più distinguere dai paesani, tranne poche illustri famiglie, di cui non ignoravasi l’origine longobarda. Gli successe nel ducato il giovinetto Gi-

  1. Il chiarissimo prelato francese mons. Barbier de Montault, dottissimo in sacra archeologia, visitò Benevento nel 1875, e fui presente allorché, osservata accuratamente l’accennata sedia di ferro, ne volle trarre dei calchi che portò seco in Francia. E alcuni mesi dopo scriveva al mio cognato, arcivescovo Feuli: «Come vi dicevo a Benevento, ho rimesso per un esame serio alla Societè française d’archeologie il disegno e le stampe della sedia di ferro. Ieri mi ha risposto il Direttore: «Credo riconoscere l’influenza araba nella sedia di Benevento: l’attribuirei alla seconda metà del secolo XI. Ho una vaga memoria di aver veduto l’originale, ma da molto tempo». Dunque la cosa è giudicata. Siamo d’accordo sullo stile arabo: fra noi vi è solamente la differenza dell’epoca,