Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/91

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fermando che sarebbe stata sempre a repentaglio la sicurezza di Roma, finchè fosse serbato in vita un solo Sannita, decise la distruzione di tutte le città Sannite che gli si erano dichiarate ostili, e fece un deserto d’innumerevoli borghi, sicchè nel volgere di brevissimo tempo l’intero Sannio

«Non fu che solitudine e ruina»;

e solo delle città Sannite rimasero inviolate Venosa e Benevento, le quali, da che divennero colonie, si mantennero sempre fide a Roma, e nella esecranda guerra civile rifuitaronsi di favorire il partito di Mario.

E così ebbe termine per sempre la tanto celebrata guerra Sannita, la cui durata non ha altro esempio nella istoria. Il Romanelli nella sua topografia del regno di Napoli ha raccolto il nome di venti e più città Sannitiche, delle quali non è dato a noi di trovare un’orma, nè indizio alcuno; sicchè ben a ragione esclamava Anneo Floro: Ut hodie Samnium in ipsa Samnio requiratur.

Dopo tali fatti non più si fece menzione de’ Sanniti nella storia d’Italia, ma benchè l’onnipotenza delle umane vicende rendesse inutile tanta virtù, pur tuttavia rimarrà sempre caro ricordo a tutte le nazioni civili il nome di quel popolo glorioso che portò tanto amore alla repubblica e alla libertà. «E se la fortuna, scrive il Micali, fu tanto maligna inverso i Sanniti, che s’annullassero all’intutto le loro memorie storiche, ciò non ostante i Sanniti ebbero nelle stesse istorie romane un monumento eterno di quanto possa innato amor di patria contro ambizioni ingiuste e crudeli».


CAPITOLO XI.


Giulio Cesare, addivenuto signore di Roma, dopo le sue segnalate vittorie in ogni parte dell’universo, mandò 20 mila