Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/13

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potere inoltrarsi nelle terre del ducato; sinché avendolo espugnato lo fece compiutamente diroccare. Arechi non venne meno a sè stesso in tali frangenti, ma contese palmo a palmo ai Franchi il terreno, e quando fu dal numero sopraffatto, lasciati grossi presidii in Benevento e in Capua, si chiuse in Salerno, ove si accordò coi greci a fine di snidare d’Italia il comune nemico.

Carlo Magno allora si avviò verso Capua, e, lungo il viaggio, visitò devotamente il monastero di S. Vincenzo sul Volturno, che trovò abitato da cinquecento religiosi, e come si fu appressato alla città di Capua, gli venne incontro David vescovo di Benevento, con altri vescovi della provincia a proporgli condizioni di pace, per impedire che si spargesse il sangue cristiano senza scopo. Ma Carlo Magno tenne duro, poiché credette di non poter più ritrarsi con onore da una tale impresa. E intanto, per combattere con vantaggio Arechi, e avviluppare in tutti i punti l’armata nemica, avea diviso in tre parti il suo esercito. E serbando a sè la prima parte, che conteneva il fiore de’ suoi guerrieri, avea ordinato che un’altra invadesse il contado di Molise, e che il terzo corpo dell’armata avanzasse verso Benevento. Arechi strenuamente pugnò più volte coi franchi; e or vinto, or vincitore fece rivivere col suo valore la gloria delle armi sannite. Ma infine gli convenne di chiedere la pace al fortunato conquistatore, la quale, auspice il vescovo David, gli fu volentieri conceduta, ma a condizione che giurasse fedeltà a Carlo Magno, e che gli desse in istatico il figlio Grimoaldo, che egli amava teneramente e alcuni nobili di Benevento. (Ranieri).

Si legge in certe cronache locali, e ne corse pur fama benché non sia possibile di accertare un tal fatto, che mentre discuteansi gli articoli della pace, venisse a Carlo Magno desiderio di chiarire coi proprii occhi se mentiva la pubblica opinione nell’esaltare la corte di Arechi, anteponendola a quasi tutte le altre corti di Europa. E si ritiene che recatosi ivi da incognito, insieme ai suoi ambasciadori, stupisse di tanta grandezza, e confessasse che il principe Arechi era assai mag-