Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/261

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tribunale di polizia, e l’esatta amministrazione della giustizia penale resero infrequenti le risse, rarissime le uccisioni. La costruzione di opere pubbliche e private, il favore dato alle industrie ed al commercio fecero in poco volgere di tempo più opulenti i cittadini, e tolse affatto la mendicità. E se a tutto ciò aggiungeremo le blandizie del governo, le feste, 1 oblio del passato, le leggi larghe, la facile amministrazione, non tasse nuove, ma anzi diminuzioni delle vecchie, non ceppi all ingegno e al commercio, e sicuro il paese, fa d uopo convenire che si vivea in quei tempi assai bene e lietamente.

Inoltre Murat conservò tutte le buone istituzioni fondate da Talleyrand, senza innovare cosa alcuna; mantenne nel lor posto i magistrati civili, militari ed amministrativi, e serbò il liceo del Principato come al tempo di Talleyrand. E anzi può ritenersi che fu quella (mi si conceda l’espressione) 1 età dell’oro del nostro liceo; poichè i professori insegnavano con passione, e le scuole erano frequentate da gran numero di allievi. In esso, oltre i forestieri, erano addetti all’insegnamento tre professori di Benevento, e furono Barbato Mutarelli per il dritto civile, Filippo Cosentini per le belle lettere, e Gaetano la Valle per la chimica, e in quelle scuole studiarono dei giovani, che poi onorarono il nostro paese, come il prof. Saverio Sorda ed altri.

Caduto Murat nel 1815, le armi del monarca austriaco occuparono il regno di Napoli e con esso Benevento, di cui l’imperadore, per mezzo del barone de Laderer, prese possesso nel giorno 11 giugno 1815, e vi destinò per governadore Carlo Ungaro duca di Monteiasi, intendente della provincia di Principato Ultra. E quasi nel tempo stesso il pontefice, per opera del suo ministro plenipotenziario il card. Ercole Consalvi, inviato al congresso di Vienna, era reintegrato ne suoi antichi dominii, e poco dopo il possesso delle altre provincie, prese anche quello di Benevento per mezzo del suo rappresentante Mons. Luigi Bottiglia da Torino, col consenso. del duca di Monteiasi, a cui erano stati conce-