Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/318

Da Wikisource.

– 309 –



E quando la romana Aquila altera,
     Che il suo volo spiegò per l’universo,
     Tentò, violando de le genti il dritto,
     Ridurre al giogo esoso la guerriera
     Gente Sannita, in onta e duol converso
     Vider l’orgoglio del Romano invitto
     Le memorande ognor rupi caudine.
     Poi, quando in peggio declinaro i futi,
     Per l’alma libertà l’oste sannita
     Pugnò più lustri, e alfine
     Giacque oppressa e non vinta, e dagli amati
     Colli esulò la gioventù più ardita,
     E sol restaro le tue mura illese,
     O patria amata, da nemiche offese.


E allor che Roma l’itala discorde
     Terra, cui l’Alpe chiude e i suoi tre mari,
     Una rese di leggi e di favella,
     Tu esultavi mirando alfin concorde
     Italia, e in lieti dì volti gli amari,
     E dell’eccelsa Roma Africa ancella.
     E negli alti trionfi, e quando infida
     Volse la sorte, e vacillò la possa
     Insuperata del latino impero,
     In ogni evento tu costante e fida
     A Roma fosti, e pronta alla riscossa
     Pugnavi contro l’invasor straniero;
     E giacquer vinte in questa aprica valle
     Le falangi di Pirro e d’Anniballe.