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i quali primeggia il parato rosso, e l’altro di coralli e pietre preziose. Inoltre vi è l’avanzo del suo giustamente decantato tesoro di argenterie e di vasellame d’oro, che nel 1799 fu predato dai repubblicani francesi guidati dal generale Proussier, e menato via insieme a tutti i pegni di argento e d’oro del Monte. E tra gli oggetti avanzati a tali depredazioni si distinguono la sfera di coralli, il pastorale di tartaruga, la rosa d’oro, l’urna di S. Giovanni Orsini, e altre insigni reliquie, come la sacra di Sindore e la Spina. E si ammirano pure un grosso piatto d’argento su cui è impressa la visione di Giacobbe, e una scatola di cristallo di monte, legata in oro, che si ritengono comunemente per lavori di Benvenuto Cellini.
Chi fosse vago di più minute notizie su tutto ciò che riguarda il nostro Duomo, legga l’erudita monografia del Meomartini che s’intitola: Della Chiesa Cattedrale di Benevento.
Contiguo al Duomo è il palagio arcivescovile, grandioso e ben decorato edificio, nel cui cortile veggonsi tuttora varie iscrizioni romane, e taluni pregevoli bassorilievi. Ma più di ogni altra cosa è notevole l’archivio arcivescovile che contiene preziosi ed antichi documenti, tra i quali molti codici e brevi dei secoli IX, X, XI, e XII scritti in caratteri longobardi.
In questa chiesa Metropolitana venne eretta la confraternita del SS. Sacramento, aggregata a quella di Roma sin dai 1542. Essa fu dotata del privilegio concessale da Paolo V di potere in ogni anno nel Venerdì Santo chiedere la liberazione di un detenuto, quantunque reo di morte, e al governadore della città correa l’obbligo di consegnarlo.
Il pastore di Benevento, che fu elevato al grado di Metropolitano nell’anno 969, suole essere sempre un cardinale tra quelli più prossimi alla pontificia dignità. Esso sigilla i suoi diplomi col bollo di piombo, come si pratica dal pontefice, ed a simiglianza dello stesso sommo gerarca si facea precedere nelle sante visite dalla SS. Eucaristia. Ma una tale prerogativa, e la facoltà di adoperare il camauro sono an-