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68 viaggio nel mar rosso e tra i bogos.

di dura, che somministrano, unitamente ai molluschi ed al pesce, i principali cibi onde si alimentano gl’indigeni. M’imbattei, nella mia escursione, in alcune piccole capre, vaganti liberamente per la campagna, che erano in uno stato eccezionale di magrezza, a cagione della siccità e della mancanza di foraggi. Questi animali, assai stimati dagli Arabi, sono bene spesso esportati a Massaua.

Sapendo che a Dahlac abbondano le gazzelle1, m’ero munito del mio fucile per dar loro la caccia, e mentre stavo spiando boschetti e cespugli, come sogliono i cacciatori, mi venne fatto di scorgere a pochi passi da me un grosso quadrupede di color fulvo che stava tranquillamente pascendo tra le piante. Io già l’avevo preso di mira, sicuro di coglierlo, quando l’animale alzando la testa, che m’era occultata da un’acacia, mi apparve munito d’uno smisurato paio d’orecchie; a quella vista conobbi il migliore, il più fedele servo dell’uomo, il somaro, e volsi altrove le canne micidiali. Di poi molti altri ne incontrai, tutti di piccola statura e fulvi, col groppone crocegnato.

Verso mezzogiorno il mio sambuk, partito da Massaua nel tempo stesso di quello in cui io mi ero imbarcato, entrò nella baia, seguito dalla sua lancia. Significai allora ad Abu-Baker di far vela la mattina seguente, di buon’ora, per il seno di Gumeleh, ove mi proponevo di raggiungerlo per la via di terra. Difatti, passata la notte a bordo, ritornai l’indomani nell’isola col signor Alissafì, ed inforcato un asinello per ciascuno, ci avviammo alla volta del villaggio, colla scorta di due indigeni. Il sentiero da noi battuto serpeggia in un paese irregolarmente ondulato, di aspetto assai uniforme, sopra un suolo sempre arido, scabro, pietroso che alimenta una magra vegetazione erbacea e radi alberi d’acacia. Su questi raccoglievano il volo stormi di tortorelle, empiendo l’aria del loro amoroso gorgheggio. Non vidi nel tragitto altri volatili, tranne il comunissimo Milvus parasiticus, alcuni avvoltoi, qualche Lanius e varii piccoli passeracei.

Dopo due ore di marcia, arrivammo a Gumeleh, gruppo di circa venti capanne, quasi tutte di forma rettangolare, colle mura di pietra ed il tetto di paglia. Invitati ad entrare in quella del

  1. L’Antilope Sœmmeringi, secondo Rüppell.