Pagina:Istoria della città e costiera di Amalfi.djvu/99

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8i to £irio riuscire un gran Principe. Ia $ua tmgica tnor* te fu assai compianta da^i Amalfitani suoi fautori) e la cronaca amalfitana ne forma il ritratto (i). -r-Sicardo abbencbè avesse lasciato de* figli y tuttavia questi furono esdnsi dal Principato: alcuni furono esiliati da’Beneven^ tani, ed altri per necessità di scampar la vita fuggirono e ricoveraronsi altrove. Nel mentre tra torbidi delle faadoni stava agitato il Principato di Benevento e di Salerno per reiezione di un novello principe, cadde in mente agli Amalfitani, per r innanzi menati in Salerno, di scuotere il giogo e di restituirsi nella loro patria in piena libertà (9). Profittando dunque dell’occasione in cui i Salf irnitani, a cagione dell’autunnale stagione, trova vansi i in diporto ’ ndle loro ville e poderi, riuscì loro di notte tempo >) coll’ajuto di altri loro compaesani venuti poH molte m^r vi) di dare il sacco ed il fuoco alla dovi^osa $alertio; nulla risparmiando chiese, case, ville e campagne {3). ’ Cosi fu resa la pariglia a’ Salernitani al ^ir del Yeno^ «no poeta: Raro anlecedentem scelestum Deseruit pede poena claudo (4). (1) Sicardus fuit largus et omnibus dapsilis, maxime Àmalphitanis, ÌQ donarla tribuendo; athleta fortissimus, in acquirendo sinctoriim corpora promptus^ statura optimus et mente decorus. Unosolumquod prudenter dicimus, omnia bona sua dissipans: venereo morbo, sacpius carnis suae voluptati operam dabat» (a) Anonym. Salem, cap. 69. apud Peregrinum lo. 3. Ajcbant Amalfitani vicissim inter se.* Ille, qui nobis opes varìas tribuit abun«daoter eitinctus est. Veniet ignotus alius: in servitudem no9 deduce!, filiasque nostras toUet, ot suis servis dabit. (3) Anonym. Salern, toc. cit. (4) Horat. Od. a, lib. 5. 6