materia loro tavole di terra cotta larghe, tegole volgarmente chiamate; sicome infinite per i campi ritrovansi, che del suo Territorio già furono. Da questa Contrada, cacciati dopò anni trecento, i Senoni, da i valorosi Romani, fuono i campi di essa donati da C. Flaminio à i vincitori soldati, i quali vedendo un Città così illustre, frà quelle pretiose ruine giacente, subito à resarcirla si posero ne mai cessarono dall’opera, fin che quando de’ Toscani fù il seggio Regale, celebre non tanto sopra ogni altra di quella vicinanza rendettesi: mà venne da ciascuno frà tutte l’altre Città di quel contorno stimata Metropoli. Onde i Romani di essa tanti alti progressi vedendo, la connumerarono trà i Municipij, affinche restando libera, con le proprie Leggi da li suoi Magistrati si reggesse, e molti Privilegi concedendo à Cittadini di quella, honoravano della cittadinanza Romana i più degni, i quali anche, nei Comitij davan’il suffragio, nel creare di quella Rep. i Magistrati, & à gradi supremi, che nella medesima conferivansi, venivano i valorosi, assunti; E per agevolare de i medesimi Cittadini con Roma il commercio, vollero anco con estraordinaria spesa fabricar la descritta via, che con la Flaminia à Sigillo giungesi; Perseverarono in questa felicitade i Suasani, per lo corso poco meno di settecento anni: mà per l’insolenza di Stilicone Capitano di Honorio Imperatore, Alarico Re de Goti sdegnato, prese tutte le Cittadi del Romano Impero soggette, da Ravenna scorrendo per sino à Roma; e quelle, che tentarono resistere, con fierezza più che barbara distruggeva. Giunto col suo numerosissimo Essercito alle mura di Suasa, l’Anno 409. e trovandola ben munita, l’assediò, ne volendo perdere il tempo intorno ad essa, desideroso di fare quanto prima l’acquisto di Roma, con fieri assalti stimasi che la pigliasse. Indi con violenza, e crudeltà indicibile la saccheggiò, & arse. Che Alarico fosse di Suasa il destruttore, non solo raccogliesi da Bernardo Giustiniano, libro secondo dell’Origine di Venetia, e da Girolamo Rossi, nel libro secondo dell’Historie di Ravenna: mà espressamente il racconta Bernardino Baldi, Abate di Guastalla, nella difesa di Procopio, contro Flavio Biondi, vicino al fine. Sebastiano Macci, nel sopracitato luogo de bello Asdrubalis. Ottaviano Volpelli, nella descritta pietra. Francesco Seta, in un discorso di Mondavio sua patria, ed altri che in opportuna occasione, delle crudeltà di Alarico favellano. Et oltre questa autorità, vi è l’istessa ragione delle medaglie, che si disse d’Ostra, essendone quì d’ogni Imperatore, da Cesare fino à Valentiniano trovate, di cui parimente una d’oro è nelle mani de gli heredi viventi di Francesco Seta, in Mondavio, la qual’egli per ciò molto stimava.