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di lui regno tutto si fece in Napoli e in Sicilia con la violenza e con la punta della spada, il resto fù opera del capric cio. Solo i suoi nazionali che lo aveano seguito cuoprivano i primarj posti, e cos toro per insinuarsi nel di lui animo lo avvelenevano co' più detestabili consigli, e tra gli altri con indurlo a mettere so pra i vassalli delle imposizioni straor dinarie per accrescere le rendite acciò bastassero alle spese eccessive. I suoi ministri non ascoltavano mai i lamenti degl' infelici, ed erano tutti d'accordo perchè non giungessero al trono. Cle mente IV rimproverò a Carlo piu d'una volta una condotta così inumana. Se voi vi nascondete a' vostri sudditi, gli scrive va, chiudendo loro ogni accesso alla vos tra persona; se non li accogliete con quell' amorevolezza, che è propria a concilia re gli animi, nell'atto che pretendete te nerli sotto il giogo de' forestieri, biso gnerà che vi risolviate a tenere di con tinuo sfoderata la spada. Vive troppo mi seramente un sovrano quando si è reso odioso a suoi popoli e deve star sempre in guardia contro le intraprese de' mal contenti. Queste saggie ammonizioni non produssero alcun' effetto. Il male continuò, e gli animi si disposero insensibil mente alla ribellione, non potendo soffri re più le barbare maniere con le quali erano trattati da' Francesi. I Siciliani speravano di trovar sollievo a' loro ma li cangiando sovrano, ed intrapresero a porre la corona sulla testa di Corradino di Svevia figlio dell'Imperatore Corrado,