Pagina:Italia. Orazione detta la sera del 13 marzo del 1917 al Teatro Adriano in Roma.djvu/16

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di un problema che prima pareva insolubile: plasmare con agevolezza e rendere immutabile la materia secondo la volontà dell’uomo. Ed ecco subito nuove gare e nuovi attriti per la conquista: cresce l’irrequietudine fattiva: nasce il traffico. Italia scopre un’altra sua ricchezza fondata sul moto della vita: Italia è il ponte d’Europa. La nuova civiltà prima di giungere al Nord ottuso e freddo si ferma nella terra del sole.

Quale brulicante fermento in questo tempo, in cui si fanno mura ciclopiche e porti per bene approdare, in cui si ragiona sul cielo, si pensa all’anno, ai mesi, ai giorni; si dà valore e snellezza italica a una mole immensa di cultura che giunge dall’oriente, confusa, a questo giardino dell’amore della contemplazione e dell’eternità!


Intanto alcuni pastori accorti, ed i più esperti navigatori, intendono come si possa dare anima alata a questa gente italica; e Roma sorge in modo religioso: un solco tracciato dai bovi sacri è il cuore del mondo!

L'Italia avrà presto un nome universale e temuto: Roma. Ella scopre e tratta il ferro e con questo si impone al mondo col diritto della nuova maraviglia.

Tutto ciò che all’Italia è giunto, per secoli e secoli, finalmente produce il suo frutto: Roma, che irradia la sua civiltà e la potenza della sua giustizia. Roma ferma le liti e le contese: ha in mano la bilancia; con la spada si aiuta a dare al mondo la pace.