Pagina:Italia. Orazione detta la sera del 13 marzo del 1917 al Teatro Adriano in Roma.djvu/17

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Noi abbiamo guardato più e più volte con stupore questo miracoloso impero; ma poco abbiamo scoperto della sua reale essenza.

Il segreto di tanto imperio è questo: il dominio romano non ebbe mai fondamento di tirannia; nemmeno nella decadenza.

La sua potenza quando non fu liberatrice fu giusta: non mai feroce. La virtù precipua italica era dunque in lui. Per questa ragione gl’imperi barbarici non raggiunsero mai la grandezza di Roma: nè mai la raggiungeranno.

Roma era amata da tutto il mondo ragionante. Ecco il miracolo. Sorto dal nulla: sorto da quattro case, questo impero s’ingrandisce per secoli con una facilità che pare leggenda: col procedere dell’amore. E leggende e leggende costituiscono appunto la prima storia di Roma, il che è segno della genialità dei suoi primi uomini, e tutte queste leggende hanno il fondamento della persuasione non mai della tirannia. Roma non fu mai padrona, ma sempre trasformatrice. Come il terreno tragico d’Italia creò forse per primo l’uomo ragionante, Roma per prima creò il cittadino: e l'ansia maggiore di tutte le genti era quella di diventare cittadino romano. Quando questa sete civile diventò febbre, l’impero romano, premuto dalla curiosità furibonda dei barbari, fu prima oppresso d’amore, poi stretto, poi lacerato. Tanta era la sua buona e bella possanza che molti barbari di caloroso istinto che a Roma venivano come guerrieri, da tanto splendore presi, innamorati e sedotti, non potevano bene morire senza ritornare alle torme dei loro fratelli ancora coperti di pelli e raccontare